Una sanità al servizio della persona
Secondo l’Oms, la salute è “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “l’assenza di malattie o infermità”. È tempo che la sanità pubblica torni ad occuparsi del benessere del cittadino nella sua totalità, offrendo soluzioni di prossimità, in tempi ragionevoli, e di qualità. Bisogna superare l’emergenza pandemica, avendo ben chiara l’importanza della sanità per la nostra Nazione, attraverso una nuova visione di benessere che derivi dalla prevenzione, da un efficiente sistema di cura territoriale e dall’attenzione a tutte le malattie.
Superare lo stallo della pandemia: ripristino delle prestazioni ordinarie e delle procedure di screening, rafforzamento della medicina predittiva con un meccanismo di premialità nell’accesso al sistema sanitario per chi segue un regolare e concordato percorso di monitoraggio dello stato di salute. Abbattimento dei tempi delle liste di attesa. Creazione di un’autorità Garante della Salute, indipendente a livello amministrativo, con poteri ispettivi e di segnalazione alle autorità competenti, a cui ogni cittadino possa rivolgersi per carenze di qualità o mancato accesso ai servizi. Promuovere la sinergia tra medici di base e sistema ospedaliero del territorio anche attraverso una piattaforma centralizzata e informatica regionale di prenotazione per la diagnostica e l’ospedalizzazione, con la possibilità per i medici di base di effettuare un certo numero di prenotazioni urgenti in ospedale e centri diagnostici.
Possibilità per il cittadino di consentire l’accesso al proprio Fascicolo sanitario elettronico anche a medici di medicina generale, infermieri e farmacisti. Incentivare la diffusione e lo sviluppo della telemedicina, delle cure domiciliari e dei presidi territoriali nelle aree interne a scarsa densità abitativa. Ridurre le disuguaglianze tra le Regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie e dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Estendere i Lea alle cure odontoiatriche essenziali. Superamento del sistema di accesso alle facoltà a numero programmato e chiuso: accesso per tutti al primo anno e selezione per il passaggio al secondo anno. Potenziamento della figura dello psicologo scolastico. Incremento e utilizzo del Fondo per la cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico. Aggiornamento del piano oncologico nazionale. Creare “città cardioprotette”, favorendo la dotazione, manutenzione e ricarica dei defibrillatori nei Comuni italiani. Aggiornamento costante dei piani pandemici e dei piani di emergenza.
Contrasto al Covid-19 e alle nuove minacce attraverso misure strutturali, come la ventilazione meccanica controllata nelle scuole e negli uffici, e il potenziamento dei trasporti. Nessun obbligo di vaccinazione contro il Covid-19, ma informazione, promozione e raccomandazione alla vaccinazione, in particolare per fasce d’età a rischio e situazioni di fragilità. Piena libertà di scelta tra i vaccini autorizzati dall’Ema e dall’Aifa e richiami. Nessuna reintroduzione del green pass e possibilità di screening negli ambienti a rischio, a tutela dei soggetti fragili. Istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia da Covid-19 nonché sulle reazioni avverse da vaccino.
FOCUS BENESSERE PSICOLOGICO
L’Italia è la nazione europea che investe meno nella salute mentale, destinando ad essa appena il 3,5% della spesa sanitaria, diversamente da quanto fanno, ad esempio, Francia, Germania e Regno Unito, dove le percentuali si attestano tra il 10% e il 15%.
La salute mentale e il benessere psicologico sono da sempre la cenerentola dei servizi nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e, durante la pandemia, si è inevitabilmente pagato lo scotto della scarsa attenzione dimostrata anche dai governi che si sono succeduti negli anni passati.
Lo stesso Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha più volte affermato l’esistenza di un’emergenza in tema di innalzamento delle psicopatologie – quali disturbi d’ansia, attacchi di panico, depressioni, dipendenze patologiche da droghe e comportamentali, con particolare riguardo alle dipendenze dalle nuove tecnologie – aggravata dalle conseguenze derivanti dalla pandemia da Covid-19. Nello specifico dei giovani e dei bambini, le restrizioni sanitarie hanno impedito o limitato la frequenza della scuola in presenza, così come lo svolgimento delle attività psicofisiche preziose per il loro sviluppo. Nei casi più difficili, il distanziamento fisico ha portato a conseguenze traumatiche come l’aumento degli atti di autolesionismo e i tentati suicidi tra gli adolescenti: problematica evidenziata dai reparti di neuropsichiatria infantile come quello dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Purtroppo, pare che le cure psicologiche e psichiatriche siano state considerate un accessorio sanitario rivolto a un numero esiguo di persone, nonostante già prima della pandemia si fosse stimato che in un decennio le psicopatologie avrebbero superato le patologie cardiovascolari. Lo stesso Word Economic Forum ha posto il disagio psicologico tra i rischi dell’umanità, sottolineandone le ripercussioni sulle dinamiche sociali ed economiche.
L’attenzione alle cure del benessere psicologico è fondamentale per garantire la salute delle persone ma, altresì, per migliorare la qualità delle relazioni, della convivenza e della vita, incidendo sui percorsi di affermazione e realizzazione nel contesto lavorativo. Peraltro, la London School of Economics ha dimostrato che, ad ogni sterlina investita in interventi che favoriscono il benessere psicologico, corrispondono otto sterline in produttività lavorativa e di minori spese sanitarie. Nonostante le evidenze scientifiche, il Pnrr, circa la programmazione della riforma dell’assistenza territoriale, presenta un vulnus estremamente rilevante concernente la scarsa attenzione riconosciuta all’area della salute mentale, della neuropsichiatria infantile, delle dipendenze, le quali vengono proposte come raccomandate e non obbligatorie all’interno delle case della salute.
In ragione di ciò, a oltre 40 anni dalla legge istitutiva del SSN, riteniamo che sia assolutamente importante innovare e potenziare i servizi di salute mentale, la neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, oltre che creare una rete per la prevenzione e promozione del benessere psicologico, in grado di fare perno sulla scuola, nelle cure primarie e sui servizi del welfare. Il bonus psicologico, che abbiamo sostenuto in Parlamento, è un primo passo per dare attenzione al bisogno insoddisfatto di cura del benessere psichico ma, evidentemente, non è né sufficiente né esaustivo. Le nostre proposte prevedono l’introduzione dello Psicologo Scolastico nell’organico della scuola, così come il potenziamento delle cure primarie, mediante l’affiancamento, ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di libera scelta, del cosiddetto Psicologo di Base, oltre alla proposta di legge sulla convenzionabilità della psicoterapia.
Vogliamo costruire uno Stato che garantisca i servizi socio-sanitari per aiutare effettivamente le persone a superare le difficoltà psicologiche e, così facendo, prevenire anche manifestazioni psichiatriche più gravi.
È in gioco la salute degli italiani, la possibilità di stare meglio con se stessi e con gli altri, di vivere una vita piena e soddisfacente, per far sentire realizzate le persone che, attivamente, dovranno contribuire a risollevare l’Italia.