Cultura e bellezza, il nostro Rinascimento
L’Italia è conosciuta e apprezzata nel mondo come la Nazione dell’arte e della cultura, come Patria del bello. È nostro dovere proteggere e valorizzare l’immenso patrimonio di cui siamo eredi. Dare sostegno e tutela alla cultura italiana, ai nostri artisti, ai nostri creatori d’immaginario significa proiettare nel futuro il nuovo Rinascimento italiano.
Promozione della cultura italiana attraverso la valorizzazione dei beni culturali, artistici, storici, archeologici, etnoantropologici, archivistici e bibliografici. Tutela dei professionisti del settore culturale e delle realtà private che si occupano della gestione di beni pubblici o privati. Introduzione della detrazione fiscale dei consumi culturali individuali. Innovazione digitale per i beni culturali, così da renderli pienamente fruibili anche attraverso social e piattaforme multimediali. Valorizzazione e ampliamento del patrimonio Unesco anche come veicolo di promozione turistica. Sussidiarietà e nuovo rapporto pubblico-privato soprattutto per permettere l’apertura dei beni culturali oggi chiusi al pubblico. Riforma del Fondo unico per lo spettacolo (Fus) e semplificazione della burocrazia relativa ai finanziamenti pubblici. Tutela dell’industria audiovisiva italiana e progetti di sviluppo per quella creativa digitale. Rilancio dell’ecosistema artistico italiano anche attraverso l’organizzazione di festival all’estero. Riqualificazione di periferie e borghi anche attraverso la street art e la valorizzazione dell’immenso patrimonio conservato in depositi e musei e attualmente non fruibile. Nuova centralità per l’industria della musica e il mondo dello spettacolo, del teatro e della danza. Tutela delle dimore storiche. Creazione di un nuovo immaginario italiano anche promuovendo, in particolare nelle scuole, la storia dei grandi d’Italia e le rievocazioni storiche. Valorizzazione del Giubileo 2025 e di Roma Capitale della Cristianità. Contrasto a cancel culture e iconoclastia che minacciano i simboli della nostra identità. Promozione dei piccoli Comuni e dell’Italia profonda ricca di eccellenze. Reintroduzione del 2 per mille per gli enti del Terzo settore che si occupano di cultura.
FOCUS
L’industria italiana dell’arte e della cultura rappresenta una filiera produttiva e occupazionale molto importante che necessita di attenzione massima: non solo per il riflesso artistico, culturale e identitario, ma anche per le evidenti ricadute economiche e sociali. Per questo Fratelli d’Italia, impegnato da sempre nella difesa della cultura, propone di mettere in campo un intervento fiscale che preveda la detrazione delle spese per l’acquisto di beni e servizi culturali e l’abbassamento dell’IVA al 4% sui prodotti legati alla cultura, con lo scopo di innescare un circolo virtuoso di domanda e offerta.
Ovviamente la misura dovrà essere graduale e compatibile con l’esigenza di tenuta dei conti pubblici
C’è bisogno di sviluppare un sistema di gestione della cultura pubblico-privato per uscire dall’inedia, di ridurre l’eccesso di burocrazia, che inficia la valorizzazione del nostro patrimonio, e di aumentare le potenzialità culturali della Nazione aprendo, valorizzando e promuovendo ogni spazio museale, monumentale, archeologico. Un impegno che deve essere condiviso con associazioni, enti ed imprese, al fine di promuovere la cultura. La sinergia tra pubblico e privato può essere utile anche per l’apertura di spazi – musei, beni archeologici, archivi e biblioteche – oggi non fruibili. Beni dove la proprietà e parte della redditività siano pubbliche, ma in cui la gestione sia, attraverso bandi pubblici e trasparenti, condivisa con il settore privato allo scopo di moltiplicare offerta e idee, creando lavoro per chi si occupa, con entusiasmo e capacità, del patrimonio culturale. Il coinvolgimento privato dentro una nuova sussidiarietà, servirà a garantire un alto livello qualitativo sostenendo così il sistema museale pubblico, e i beni culturali in genere, e aiutando quello privato ad avere visibilità e opportunità.
Le proposte in questo senso sono:
- L’estensione dell’Art Bonus al settore privato (Istituti culturali, Fondazioni e imprese), ampliando lo spazio del credito fiscale oltre l’attuale 65%;
- L’adeguamento dei meccanismi del Tax Credit anche per lo spettacolo dal vivo;
- Il sostegno alla digitalizzazione dei beni culturali, applicando alle opere d’arte pubbliche italiane la tecnologia NFT di evoluzione della proprietà digitale, con lo scopo di veicolare, in Italia e all’estero, il nostro patrimonio attraverso l’attivazione di un mercato della riproduzione digitale, anche in 3D: un pezzo unico, con numero di certificato di proprietà, che a sua volta può essere rivendibile, su cui lo Stato italiano manterrà sempre una percentuale dei diritti legati a quella riproduzione digitale del bene
Operatori del settore e importanti centri di ricerca affermano che le procedure di erogazione dei fondi del FUS, per giunta diminuiti in questi anni, non siano in grado di permettere il ricambio dei beneficiari su base meritocratica, né di premiare la qualità nei progetti d’arte proposti.
Il problema non riguarda solo la carenza di risorse, ma l’efficacia stessa di questo strumento: a essere premiati con contributi stabili e costanti sono sempre gli stessi soggetti a scapito della concorrenza e con rischi di stratificazione.
Bisogna riformare i criteri quantitativi e qualitativi dell’erogazione dei fondi, garantendo l’accesso anche ai nuovi operatori del settore.
A questo proposito, è importante ripristinare i corpi di ballo di eccellenza.
Al fine di evidenziare il carattere radicale della riforma, il FUS verrà rinominato Fondo per le Arti Nazionali.
L’industria dell’audiovisivo italiano è un comparto importante, che interessa diversi segmenti produttivi. Centrale nella promozione del Made in Italy, è un vero e proprio indotto per diversi settori economici (dall’ambito della produzione, alla distribuzione, all’innovazione tecnologica, fino alla promozione del turismo).
Il rilancio dell’industria dell’audiovisivo italiano va indirizzato verso l’obiettivo di competere nel mercato internazionale e continuare a dare spazio ad un racconto identitario italiano capace di non essere fagocitato dai grandi gruppi internazionali. Per questo Fratelli d’Italia propone di costruire un sistema capace di tutelare e promuovere il ruolo culturale e industriale dell’audiovisivo nazionale, secondo queste direttrici:
- La crescita e il consolidamento delle realtà indipendenti 100% italiane per generare importanti poli produttivi nazionali in grado di potenziare la produzione e favorire la distribuzione nel mondo del prodotto Made in Italy indispensabile per proteggere la nostra identità nazionale e la nostra creatività;
- La revisione del Tax credit con inserimento di criteri correttivi in termini di differenziazione all’accesso: è stato uno strumento fondamentale per il finanziamento del comparto audiovisivo e cinematografico italiano, tuttavia vanno adottate misure per consentire a nuove realtà, più artigianali, l’ingresso del mercato, senza disperdere, allo stesso tempo, le risorse a danno delle realtà più industriali;
- L’introduzione di interventi mirati nei confronti dei produttori under 35, con l’obiettivo di sviluppare ricerca e diffusione di nuovi linguaggi, valorizzando il talento dei giovanissimi.
Una particolare attenzione va rivolta al comparto produttivo dei tecnici dell’audiovisivo, in passato trascurato nonostante la sua fondamentale funzione nella produzione di qualità e nella conservazione e documentazione del nostro patrimonio culturale. Fratelli d’Italia ritiene necessario il rilancio professionale di questo specifico settore attraverso:
- L’istituzione di una apposita certificazione professionale e di una specifica formazione per definire secondo standard riconosciuti la competenza tecnologica delle maestranze tecniche
- -Il diritto di firma sulle produzioni audiovisive da parte di operatori video e montatori, in quanto componenti essenziali del processo creativo
La giovane industria creativa digitale, già in grado di costruire modelli produttivi e organizzativi verso i quali il nostro sistema appare troppo rigido per garantirne lo sviluppo, merita un capitolo a parte. Editors e creators digitali, che operano attraverso l’ecosistema delle nuove piattaforme e delle tecnologie più avanzate, necessitano di alcuni interventi specifici per tutelare la loro naturale predisposizione all’innovazione,fulcro della nuova creator economy.
La promozione del loro ruolo culturale e industriale è quindi fondamentale. In questa prospettiva, oltre alle misure generali di abbattimento del costo del lavoro, si prevedono tre interventi:- Il riconoscimento di tutte le nuove professionalità del settore (mestieri del digitale) attraverso specifici codici Ateco;
- Lo sviluppo della formazione dedicata al settore audiovisivo digitale e del metaverso;
- La modifica del Tax credit per l’industria videoludica, con l’ampliamento della soglia massima attuale e della dotazione finanziaria e il ripristino del First Playable Fund.
È necessario attrarre le grandi industrie culturali e creative con un sistema fiscale agevolato e con creazioni di centri di produzione privata. Vanno costituite vere e proprie “zone economiche speciali” dell’industria creativa, aiutando lo sviluppo di un ecosistema culturale ad alta innovazione e sostenibilità attraverso bandi pubblici. In particolare, deve essere incentivata la creazione di veri e propri “Parchi dell’industria creativa”, che possano coniugare la rigenerazione urbana degli edifici periferici alle necessità logistiche delle imprese e delle startup culturali. Lo stesso va fatto con i borghi, creando veri e propri villaggi digitali per attirare, anche grazie a sgravi fiscali, i “nomadi digitali”.
Il settore editoriale vive una crisi strutturale, generata da profonde trasformazioni tecnologiche e di mercato, di cui la transizione digitale è l’aspetto più evidente. La tutela di questo settore è fondamentale per le ricadute economiche e sociali, ma anche perché rappresenta il cardine del pluralismo democratico nel mondo della comunicazione.
Per questo proponiamo una revisione del Pnrr per includere negli aiuti anche il settore editoriale, a fronte del caro energia e del caro materiali.
Capitolo essenziale è quello relativo alla rete di vendita delle edicole, fondamentale salvaguardia del diritto dei cittadini a un’informazione libera e corretta, nonché importante presidio a tutela del pluralismo informativo. La pandemia ha colpito duramente le edicole italiane, rendendo necessaria una pluralità di interventi:
- Il riconoscimento normativo delle edicole come servizi di interesse generale;
- La resa strutturale del Tax credit edicole riservato agli esercenti dei punti di vendita esclusivi, già fissato per il 2022, nei limiti di 4mila euro, includendo in via residuale i punti vendita non esclusivi, ampliando inoltre le spese ammesse e istituendo meccanismi premiali;
- L’inserimento di incentivi all’informatizzazione e modernizzazione di questi esercizi, nonché sostegni a chi offre servizi aggiuntivi e sostegni alle nuove aperture, soprattutto al Sud, con un’attenzione speciale alle edicole che operano sul suolo pubblico.
La legge Concorrenza del 2017 ha stabilito delle soglie di valore per l’individuazione delle opere d’arte di interesse culturale elevato, che sono molto al di sotto dei livelli minimi europei. È necessario adeguare questi standard, dato che sotto le soglie europee è sufficiente un’autocertificazione per l’esportazione. Occorre poi semplificare la normativa, eliminando la discrezionalità di valutazione in merito all’eventuale interesse eccezionale per le opere con più di 50 anni e meno di 70, al momento esportabili solo tramite un’autocertificazione che può essere impugnata dallo Stato. Infine, bisogna accorciare i tempi della burocrazia, introducendo un termine perentorio, scaduto il quale il permesso si considera accordato, per garantire tempi e scadenze certe. È necessario rendere omogenee le procedure degli uffici amministrativi (Soprintendenze), attraverso la definizione di una procedura unica per l’esportazione delle opere d’arte. Si ritiene necessario definire il perimetro dei concetti di “eccezionalità” e “particolare interesse”, e di istituire un registro elettronico delle opere d’arte, pubblicamente consultabile, e dei beni culturali oggetto della dichiarazione di interesse culturale. Questo comporterebbe evidenti benefici in termini di trasparenza, controllo e vigilanza sulle esportazioni.
L’Italia è sempre stata un’incubatrice formidabile di forme d’arte. Tra queste, la musica, in tutte le sue molteplici forme, è da anni protagonista della storia, dei costumi, del tempo libero, dei linguaggi degli italiani e veicolo formidabile, pensando ad esempio alla lirica, per promuovere la nostra cultura nel mondo. Un legame indissolubile, con un evidente impatto sociale ed economico.
Il settore della musica, e più in generale il comparto dell’intrattenimento, hanno necessità di nuovi stimoli diretti ed indiretti per essere rilanciati:
- Istituzione di una Direzione Generale dedicata a tutti i comparti e le maestranze del settore musicale e dell’intrattenimento, vera e propria dorsale economica del Paese. Dovrà essere composta e guidata anche da tecnici del settore, che si muovono tra le complesse dinamiche del mercato e la stratificazione degli interessi in gioco, per offrire una guida con cui dialogare e realizzare progettualità̀ di lungo periodo;
- Riduzione dell’aliquota Iva per il settore della musica al 4%, equiparando così i prodotti di intrattenimento a quelli editoriali. La riduzione dell’aliquota, così come sopra descritta, garantirebbe uniformità̀ di trattamento alsettore culturale e creativo oltre che un importante rilancio dei consumi;
- Estensione della misura del credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda per discoteche, sale da ballo, live club, night-club e simili, al fine di sostenere proprietari ed esercenti ancora in difficoltà dopo il prolungato periodo di inattività̀ conseguente alle misure di contenimento del Covid-19. L’aumento del fondo destinato al sostegno delle attività̀, servirebbe a favorire il recupero dei mancati introiti nel periodo di pandemia e ad aiutare le imprese del comparto, alimentando l’intera filiera e fornendo sostegno e lavoro a tutti gli operatori.
La tutela dell’enorme patrimonio architettonico, storico e culturale rappresentato dalle dimore storiche richiede interventi precisi. Risulta imprescindibile il rifinanziamento del “Fondo per il restauro e per altri interventi conservativi sugli immobili di interesse storico e artistico” portandolo ad un minimo di almeno 10 milioni annuali. A sostegno dei lavori di restauro e tutela delle dimore, inoltre, sarà abbassata temporaneamente l’Iva su tali interventi.
Sarà affermato il primato delle Soprintendenze dal punto di vista autorizzativo, facendo sì che una loro autorizzazione soprassieda a qualsiasi altro titolo, sostituendolo, in materia di interventi di restauro, manutenzione straordinaria e ristrutturazione delle dimore.
Infine, a tutela dei piccoli borghi, le dimore storiche collocate nei comuni con meno di 3mila abitanti, saranno esentate dall’Imu.
Vanno difese e valorizzate le associazioni legate alle rievocazioni storiche, assieme a tutte quelle realtà capaci di promuovere il “futuro antico” delle nostre città d’arte, come strumento fondamentale per capitalizzare il valore della nostra storia. La rievocazione rappresenta una risorsa preziosa per promuovere i territori e le tradizioni, un asset strategico per rendere attrattivi borghi e città, valorizzandone l’unicità.
Potenzieremo l’Ufficio per i centenari d’interesse nazionale, coinvolgendo maggiormente le scuole e ideando iniziative in grado di riaccendere, intorno al ricordo di un episodio storico, il senso di comunità, sulla scorta del successo che ha avuto il viaggio del treno del Milite Ignoto.
Istituiremo il Giorno del Ricordo per le vittime delle Marocchinate
La tendenza alla rimozione della storia e della cultura della civiltà occidentale è sempre più diffusa e si è manifestata negli Stati Uniti, così come in Italia, con l’abbattimento e il danneggiamento di statue ritenute “politicamente scorrette”; con la censura di capolavori della letteratura, per “tutelare” presunte sensibilità; e con la cancellazione di idee ritenute non conformi al pensiero unico. È la cosidetta Cancel culture, l’ultimo rigurgito di un’intollerante ma diffusa ideologia anti-occidentale, che non può trovare spazio nella nostra nazione.
Per questo Fratelli d’Italia ha già proposto una legge per inasprire le pene per chi vandalizza o distrugge parti del nostro patrimonio culturale (si può leggere qui), che ci impegniamo ad approvare una insediati al governo.
Ma la sanzione da sola non basta. Abbiamo sottolineato l’importanza di promuovere identità e cultura italiane e siamo convinti che semplicemente raccontando la grandezza d’Italia si possa evitare che la follia iconoclasta si abbatta sulla nostra Nazione: a chi, una volta studiata la Divina Commedia, verrebbe in mente di censurarla?
Allo stesso modo, il rispetto di ogni fede religiosa è fondamento della laicità del nostro Stato. La sensibilità per chi crede, anche da parte di chi non crede, deve rappresentare un elemento di legame all’interno della solidarietà nazionale; per questo vanno adottate norme più severe contro la blasfemia, quando essa travalica il legittimo diritto di critica o di provocazione artistica per addentrarsi nel puro gusto dell’offesa.
Nel 2016 e nel 2021 i contribuenti hanno potuto destinare il 2 per mille a un’associazione culturale fra le circa 54mila – dati Istat del 2017 – che animano, con iniziative troppo spesso volontaristiche, l’Italia. Sono realtà che fanno cultura in periferia, professionisti entusiasti che tengono aperte biblioteche, rendono vivi luoghi altrimenti abbandonati, organizzano sagre, concerti, spettacoli, attività per bambini.
Il 2 per mille è un piccolo modo per finanziarle senza passare dal sistema dei bandi che, spesso, è troppo complesso per chi non ha risorse umane e materiali per occuparsi anche della burocrazia.
Per questo. già dalla legge di Bilancio 2023 vogliamo reintrodurre in maniera stabile la possibilità per i contribuenti di sostenere un’associazione culturale con questo strumento.
Gran parte delle eccellenze del Made in Italy arrivano dalla provincia italiana. L’Italia amata nel mondo è quella dei borghi, delle montagne con i paesi arroccati tra il verde dei prati e il bianco della neve, delle città che sanno ancora essere capaci di esprimere un’identità forte. E poi, l’Italia delle differenze linguistiche e culinarie, che rendono unici i nostri territori..
Eppure, negli anni lo spopolamento di servizi e persone è diventato sempre più marcato. L’esempio più drammatico è quello delle zone terremotate, ancora non ricostruite e per le quali, senza Fratelli d’Italia, non ci sarebbe stato nemmeno un euro nel Pnrr. Contrastare lo spopolamento dei piccoli centri è necessario anche per decongestionare le grandi città, riscoprire le identità dei luoghi promuovendone le particolarità e garantendo i servizi.
Ricostruiremo i paesi terremotati salvaguardandone l’identità visiva. Porteremo la banda ultra larga ovunque, anche per diffondere la telemedicina nei luoghi più isolati come le montagne che non meritano d’essere abbandonate. Garantiremo incentivi alle imprese per la diffusione di pratiche di lavoro da remoto (telelavoro e lavoro agile), finalizzati ad incrementare la quota di residenti stabili per ragioni di lavoro, oltre a promuovere l’immigrazione di ritorno per pensionati e figli dell’emigrazione. Favoriremo gli spazi di coworking recuperando palazzi storici.
Supporteremo i comuni che, possibilmente unendosi in una rete, si faranno promotori del rilancio delle proprie caratteristiche storiche, artistiche, folcloristiche e identitarie. Promuoveremo, per rilanciare la cultura nei borghi e nelle aree interne, nuovi circuiti teatrali nei comuni più piccoli esclusi dai fondi Fus
I piccoli comuni italiani vivono un progressivo spopolamento causato dalla mancanza di servizi e opportunità. Lo svuotarsi dei paesi non è solo uno spreco e un peccato, amplificato dal conseguente sovraffollamento cittadino, ma rappresenta la scomparsa di tradizioni e peculiarità che sono parte integrante della nostra cultura e del nostro Made in Italy. Per la salvaguardia delle aree montane e dei territori soggetti allo spopolamento, abbiamo immaginato una serie di iniziative volte ad innescare un vero e proprio controesodo. Tra queste, troviamo:
- l’istituzione di Zone Franche Montane (ZFM) in corrispondenza dei piccoli Comuni situati nelle aree interne, montane e rurali, con un regime burocratico semplificato per l’apertura e lo svolgimento di attività economiche e per l’accesso ai servizi della PA; sgravi fiscali sul costo del lavoro per incoraggiare l’insediamento di nuove attività economiche e la sopravvivenza di quelle esistenti; potenziamento delle infrastrutture di rete a banda ultralarga per poter garantire elevati tassi di connettività ad internet ed ovviare al divario digitale esistente; deroghe ai principi assunzionali per i piccoli Comuni affinché dispongano delle risorse umane necessarie a garantire l’erogazione dei servizi alla cittadinanza
- misure di incentivo e semplificazione per la ricomposizione fondiaria con un tetto massimo ai costi sostenuti da un cittadino nelle attività di compravendita necessarie per la ricostruzione di un intero fondo: al momento, data la frammentazione delle particelle catastali, i passaggi sono così numerosi che il costo complessivo delle pratiche legate alle compravendite per l’acquisto delle stesse supera il costo degli acquisti medesimi
- lo sviluppo di un sistema di incentivi, sgravi e contributi che permetta non solo l’avvio di nuove attività economiche, ma anche l’insediamento di nuove famiglie, asili nido e attività finalizzate all’educazione e crescita dei figli fino alla maggiore età, in modo sostenibile ed alternativo rispetto ai grandi centri urbani
- il potenziamento degli incentivi edilizi per il rilancio degli immobili nelle aree montane
- misure di agevolazione e premialità per gli insegnanti che prestano servizio nelle aree montane, con il riconoscimento di incentivi per l’acquisto di un immobile a fini residenziali e maggiore flessibilità per la costituzione di classi ed istituti scolastici nelle aree montane
- incentivi per medici ed operatori socio sanitari che prestano la propria attività lavorativa nei Comuni montani, come il credito d’imposta a favore di chi, per fini di servizio, prenda in locazione o acquisti un immobile ad uso abitativo nei centri destinatari di tale agevolazione; il sostegno allo sviluppo della telemedicina; l’incentivo alle attività di tirocinio medico in queste aree
- l’aumento della retribuzione degli operatori socio sanitari attivi nelle aree montane; agevolazioni per gli alloggi e valenza di 12 mesi come 18 ai fini degli avanzamenti di carriera e previdenziali
- incentivi per imprenditori agricoli e forestali che esercitano la propria attività nei Comuni montani e che investono per la crescita del territorio e la tutela della biodiversità
- incentivi per la nascita di imprese giovani, startup e per la permanenza dei cittadini nelle aree montane
Il rilancio delle aree montane e rurali passa anche dalla loro connessione con il resto del Paese, per questo sarà fondamentale:
- predisporre una nuova linea di incentivi per l’infrastrutturazione di una rete a banda ultralarga e di spettro televisivo, tale da garantire perfetta continuità e elevate qualità di accesso ed utilizzo di internet, telefonia e servizi televisivi
- sviluppare le infrastrutture della rete 5G nelle aree montane e mettere in campo iniziative per creare “vallate intelligenti” (o interconnesse) proprio in corrispondenza di queste aree
- incentivare le imprese a ricorrere a pratiche di lavoro da remoto (come telelavoro e lavoro agile), finalizzate ad incrementare la quota di residenti stabili. Le misure di sostegno potranno essere erogate sotto forma di crediti d’imposta destinati alle aziende per l’acquisto delle strumentazioni necessarie, o di sgravi contributivi per le stesse imprese. Sarà importante anche sostenere i Comuni nella costruzione di spazi di coworking anche tramite il recupero di immobili abbandonati o tramite attività di rilancio e riqualificazione dei centri storici.
Per ripopolare le aree montane e rurali è necessario un maggiore decentramento amministrativo, economico e fiscale.
Le risorse devono essere assegnate in modo da tenere conto delle spese sostenute dai piccoli Comuni per le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, come, ad esempio, le attività di sgombero neve. Infine, sarà importante puntare sul turismo, supportando l’attività ricettiva con incentivi per la riqualificazione di alloggi abbandonati o disabitati. Si tratta di contenere il cosiddetto fenomeno dei “letti freddi”: poiché le aree montane sono mete turistiche predilette da italiani e stranieri, fuori dalla stagione turistica numerose residenze secondarie risultano disabitate. Per ridurre la quota di “letti freddi” sarà importante anche rilanciare gli impianti sciistici e di risalita. È necessaria, inoltre, una rimodulazione della Tari per i piccoli Comuni ad alta vocazione turistica, che si ritrovano spesso con un flusso di turisti tale da portare alla produzione di grandi quantità di rifiuti che generano voci di spesa Tari insostenibili per i cittadini.
Per ridare centralità alle aree interne, montane e rurali serve un piano di infrastrutturazione, con rilancio, manutenzione ed espansione di tratte ferroviarie (incluse piccole linee ferroviarie e treni notturni), strade e sentieri, in modo da rendere i territori ancora più interconnessi. Va costruita anche una rete di trasporto pubblico locale (Tpl) interconnessa tra le varie realtà.
In questo senso, deve essere superata la legge Galasso per lo sviluppo di infrastrutture sul territorio, con particolare riguardo alle aree di confine e ad alto valore logistico ed economico, contemperando da un lato l’esigenza di mantenere un tessuto infrastrutturale a misura di imprese, e dall’altro quella di garantire un ottimo tenore di vita agli abitanti, riducendo il più possibile i disagi dovuti ai grandi trasporti su gomma.
Le aree montane e rurali possono giocare un ruolo fondamentale anche per lo sviluppo sostenibile della nostra Nazione. È necessario, quindi, sburocratizzare e semplificare le regole per la costruzione di impianti di produzione energetica a biomasse e prevedere agevolazioni per l’infrastrutturazione di filiere produttive del legno, che vadano dall’albero all’energia, fino al legno lavorato. Lo stesso deve valere per gli impianti di produzione energetica, dall’idrogeno all’eolico (laddove compatibile con il territorio) passando per l’idroelettrico, nonché per la gestione delle risorse idriche. Su quest’ultimo punto, proponiamo il totale rilancio di invasi ed infrastrutture di raccolta, trasmissione e gestione dell’acqua (anche sfruttando, ove possibile, i letti dei fiumi) attraverso una semplificazione della governance e lo stanziamento di maggiori risorse, in linea con le esigenze di efficientamento della risorsa stessa.